
"Sono un giornalista non un agente di propaganda"
E’ ancora possibile fare il giornalista? Il caso di Marc Innaro, corrispondente della Rai da Mosca.
Marc Innaro è un autorevole giornalista con una carriera trentennale nella RAI, esperto di Russia, per anni corrispondente da Mosca e poi dal Cairo. Quest’ anno a causa delle pressioni e delle censure che ha dovuto subire ha deciso di gettare la spugna e dimettersi.
Libratus gli ha parlato e gli ha chiesto di raccontare i motivi delle sue dimissioni.
Non ci aspettavamo un tale fiume in piena.
Marco Innaro: Quando entrai in Rai trent’anni fa c’era molta più libertà e autonomia ora non più. A Mosca cercai di spiegare il punto di vista russo del conflitto, come corrispondente da Mosca questo era il mio compito, ma quando osai esprimere dei dubbi sulla strage di Bucha e poi proporre un intervista al ministro degli esteri Lavrov questo mi fu impedito. Chiesi di farmi trasferire al Cairo. Ma arrivato lì cominciò la crisi di Gaza e quando osai descrivere la realtà davanti agli occhi di tutti, parlando di pulizia etnica, fui di nuovo messo nell’angolo. A quel punto detti le dimissioni. L’ idea di continuare con un tipo di informazione o meglio disinformazione "mainstream" disonesta e pilotata non era più tollerabile.
Ci può raccontare più nel dettaglio gli episodi che l’ hanno portata a questa decisione.
Certo. Un episodio determinante fu per me la strage di Bucha.

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